Nell’arco del calendario annuale, l’inizio del nuovo anno scolastico e universitario ha un’importanza enorme su tutti i livelli: organizzativo, cognitivo, economico e, soprattutto, emotivo. È un momento importante non solo per i figli ma anche per i genitori, caregiver, nonni e partners di vari generi.

Dopo una lunga sosta (spesso in forma di vacanza ma ahimè anche di lavori, studi o progetti fatti) si ricomincia o si intraprende un nuovo percorso. È un momento importante perché, come all’inizio di un nuovo anno gregoriano, ci possono essere tante aspettative, speranze ma anche paure, dubbi e ansie. Se nella prima settimana l’entusiasmo e le spinte motivazionali da parte dei genitori, nonché l’accompagnamento fino alla porta di scuola, portando spesso lo zaino, sacchettini, portadisegni etc. spesso e volentieri arricchiscono la fase iniziale, già a partire dalla seconda settimana l’esaltazione e la novità svaniscono.
Dopo le cerimonie di benvenuto, con l’inizio tardivo e l’uscita anticipata, iniziano le settimane piene, i rientri, le attività post-scolastiche, gli sport, etc. Dell’entusiasmo iniziale si nota ben poco e subentrano le “solite routine” accompagnate dalle “solite rotture”: qui cominciano le difficoltà e la scissione tra l’unità entusiasta genitori-figli iniziale.

Molti di noi ricorderanno il primo giorno di scuola della materna, delle elementari, delle medie e delle superiori. La presenza di una persona cara all’entrata, i genitori a volte più emozionati del figlio: il tutto risulta un momento molto bello e importante. Alle medie spesso i genitori aspettano fuori dal cancello e alle superiori normalmente non accompagnano più i loro figli (e ben venga!), o magari rimangono a distanza o vivono il tutto da casa o dal lavoro.

Subito dopo questo momento possono iniziare i cambiamenti. I primi compiti, le prime conoscenze a scuola, i primi docenti, cambi di professori, mancanza di materiali, nuovi compagni di classe o vecchi studenti, però cambiati. Il tutto accompagnato da un senso di agitazione (che può andare dalle farfalle nello stomaco all’avere proprio sensazioni di paura). Può andare tutto liscio, ma può anche essere che questi momenti diventino problematici.

All’improvviso, dopo l’inizio e l’accompagnamento incondizionato dai genitori e caregiver come se non ci fosse un domani, la musica cambia. Da “come è andata oggi, raccontami!” si passa a “cosa avete fatto, che voto hai preso e/o che compiti hai?” o “quando hai la prima verifica?”. Si va quasi subito all’ordine del giorno, anche dopo solo 10 giorni e, nonostante le raccomandazioni (“ci fidiamo”, “chiedi quando hai bisogno”) da parte dei genitori e i caregiver, a poco a poco si prospetta un piano diverso, dove spesso subentrano doveri, aspettative, paure, incertezze e insicurezze da parte delle stesse persone che avevano promesso di “fidarsi e “essere e restare accanto”. I figli cominciano ad accusare il cambiamento, sentono subito la noia (frutto di sentirsi inadeguati, paura e preoccupazione) e fino a Natale i bambini e i ragazzi si sentono già sotto una pressione enorme, che può solo continuare dopo le vacanze natalizie in vista delle prove e degli esami di fine anno scolastico.


Ecco 6 consigli per cambiare il nostro atteggiamento durante l’anno scolastico:
1) Avere fiducia
Affermare di avere fiducia nei propri figli ma dimostrare dopo una settimana l’esatto opposto è un punto molto delicato e viene perfettamente percepito dai nostri figli. Affermare qualcosa, quindi, deve essere sentito davvero e trasmesso come tale. Se il figlio è stato promosso perché non avere fiducia? Se il figlio non è stato promosso perché non avere fiducia che quest’anno andrà meglio? Così anche con l’entrata nelle elementari e/o medie e superiori: se ho portato mio figlio fin qui, perché non dovrebbe farcela? Il lavoro è quindi sul genitore stesso che, attraverso le proprie convinzioni, aiuta il proprio bambino o ragazzo.
2) Il voto non è il figlio.
L’abito non fa il monaco: infatti si può anche strappare, rompere, non essere fatto bene o essere troppo piccolo (perché i figli crescono!). Una persona è sempre più del numero risultato da una sola prova. Certo, i voti servono per misurare come sta andando il processo scolastico, ma è un valore in divenire. Domandiamoci sempre perché desideriamo tanto i voti alti (per il figlio? O perché vogliamo poter dimostrare che il figlio è al top delle nostre aspettative?).
Proprio un voto non al massimo ci dimostra dove c’è un margine di miglioramento e crescita. Non si va a scuola proprio per imparare e aumentare il nostro sapere e le nostre conoscenze?
3) Lasciare andare e far respirare.
Tenere bene presente la situazione scolastica è fondamentale. Infatti, al giorno d’oggi, ci sono strumenti per poterlo fare senza neanche parlarne con nostro figlio tramite portali dedicati o altro. È anche interessante vedere quanto il figlio ci riporta e quanto non ci dice. Come genitori dobbiamo capire che la trasparenza nella comunicazione ci racconta tanto sui nostri figli; se non ci raccontano, chiediamoci il perché (magari va tutto bene, magari non osa, magari c’è qualche problema) e prima di correre in supposizioni e interrogatori fidiamoci di loro, di quanto riescano a fare da soli con le proprie gambe. Non vanno abbastanza veloci o non studiano abbastanza? Proprio il confronto con le realtà delle verifiche, prove, altri compagni e docenti aiutano a prendere le misure, più del genitore che dice come dovrebbe fare. Quindi ogni tanto lasciamoli sbagliare, provare e respirare, è proprio questa la dimostrazione più grande della nostra fiducia.
4) La scuola riguarda i figli, i genitori sono solo di accompagnamento.
Ci sono tanti genitori che vivono la scuola dei propri figli come se ci andassero loro, autoconvincendosi che senza il loro apporto il figlio non ce la faccia. Questa è proprio la dimostrazione più grande della loro “non-fiducia” nel figlio.
In primis chiediamoci perché crediamo che i nostri figli non ce la facciano. Il programma scolastico è misurato e progettato sull’età effettiva dei ragazzi in una situazione non patologica. Spesso è proprio perché vogliamo sentirci di aiuto, sentirci indispensabili, sentirci necessari. Ma è una “roba nostra”.
Se abbiamo fatto un lavoro di supporto corretto, i ragazzi ce la faranno; in caso contrario, può voler dire che magari non è la scuola o l’indirizzo giusto. Non dobbiamo insistere e pensare che i nostri figli ce la debbano fare per forza in quella particolare scuola, non importa se quella è la scuola che abbiamo frequentato anche noi, o che sia una scuola di prestigio. Quello che noi pensiamo sia “il massimo” non è sempre adeguato ai nostri figli e sono loro stessi insieme a docenti, amici, etc. a darci le informazioni per poter valutare cosa sia meglio per loro senza stargli troppo addosso.
5) Gli orari di studio
Anche se tutti i genitori vorrebbero vedere i propri figli liberi dopo qualche oretta pomeridiana, va considerato che ogni bambino e ragazzo ha i propri ritmi anche a livello di studio e apprendimento. Soprattutto quando i figli vanno alle superiori è importante lasciare che trovino il proprio ritmo e il proprio programma di studio. Tutti noi abbiamo fatto nottata per finire un compito, studiato la sera, non studiato affatto per una verifica: dobbiamo essere sinceri con noi stessi al riguardo. Non è il vostro ma il loro programma. Ovviamente bisogna sempre restare a disposizione nel caso di difficoltà. Il genitore diventa un accompagnatore, un mentore, non un altro professore con il dito alzato!
6) Mettere dei paletti.
Quindi non posso più fare nulla come genitore? Assolutamente sì. Sembra un paradosso ma bisogna proprio mettere dei paletti. E come? Devo lasciar andare e poi mettere dei paletti? Ebbene sì, siamo noi genitori gli adulti, i nostri figli sono in crescita.
È necessario permettere loro di fare, sbagliare e cambiare ma ci devono essere dei limiti che si possono stabilire insieme come genitori. Alcuni esempi possono essere:
-quando iniziano un percorso, cercare di finirlo;
-chiedere il massimo dell’impegno;
-comunicare le difficoltà;
-inserire dei momenti di valutazione concordati insieme, settimanali, mensili o anche trimestrali, in cui discutere l’andamento e le necessità di supporto.
Gli stessi paletti i genitori li possono mettere anche a sé stessi. I figli li avremo a vita, ci saremo sempre per loro, ma è anche giusto che non occupino 24/7 il nostro tempo. Proprio perché è un processo naturale, devono crescere e dobbiamo lasciarli andare per il loro bene. Quindi possiamo noi stessi dedicare un limite di tempo all’andamento scolastico. Proprio i genitori devono imparare a lasciar andare e respirare.
La propria serenità e fiducia è un regalo ai nostri figli!
Buon anno scolastico!